La sede di Milano della Fondazione Prada, progettata dallo studio di architettura OMA, guidato da Rem Koolhaas, espande il repertorio delle tipologie spaziali in cui l’arte può essere esposta e condivisa con il pubblico.
Caratterizzata da un’articolata configurazione architettonica che combina edifici preesistenti e tre nuove costruzioni (Podium, Cinema e Torre), è il risultato della trasformazione di una distilleria risalente ai primi anni del Novecento.
Nel progetto di OMA coesistono quindi due dimensioni: l’opera di conservazione e l’ideazione di una nuova architettura che, pur rimanendo distinte, si confrontano in un processo di continua interazione. Situato in Largo Isarco, nella zona sud di Milano, il complesso si sviluppa su una superficie totale di 19.000 m2.
L’edificio in cemento bianco alto 60 metri diventa all’esterno uno degli elementi più riconoscibili della fondazione, inserendosi nel paesaggio urbano di Milano e, al contempo, rivelando una vista inedita della città attraverso le sue ampie vetrate.
La Torre include nove piani, sei dei quali ospitano sale espositive per una superficie totale di più di 2.000 m2, mentre gli altri tre accolgono un ristorante e servizi per il visitatore. La struttura è completata da una terrazza panoramica di 160 m2. Gli spazi espositivi sono concepiti per accogliere le opere e le grandi installazioni della Collezione Prada.
Le facciate esterne sono caratterizzate da una successione di superfici di vetro e di cemento, che attribuiscono così ai diversi piani un’esposizione alla luce sempre differente.
La struttura geometrica complessa, che rende differente l’aspetto esteriore della Torre a seconda della prospettiva di osservazione, incarna la visione architettonica dell’intera fondazione
Come sostiene Rem Koolhaas: “Il progetto della Fondazione Prada non è un’opera di conservazione e nemmeno l’ideazione di una nuova architettura. Queste due dimensioni coesistono, pur rimanendo distinte, e si confrontano reciprocamente in un processo di continua interazione, quasi fossero frammenti destinati a non formare mai un’immagine unica e definita, in cui un elemento prevale sugli altri.
Vecchio e nuovo, orizzontale e verticale, ampio e stretto, bianco e nero, aperto e chiuso: questi contrasti stabiliscono la varietà di opposizioni che descrive la natura della nuova Fondazione.
Introducendo numerose variabili spaziali, la complessità del progetto architettonico contribuisce allo sviluppo di una programmazione culturale aperta e in costante evoluzione, nella quale sia l’arte che l’architettura trarranno beneficio dalle loro reciproche sfide”.
Bar Luce
Progettato dal regista Wes Anderson, il Bar Luce ricrea l’atmosfera di un tipico caffè della vecchia Milano. Sebbene i film del cineasta americano siano spesso composti da un susseguirsi di “quadri” simmetrici, per Anderson: “non c’è una prospettiva ideale per questo spazio. Dal momento che è stato pensato per essere ‘vissuto’, dovrebbe avere molti posti comodi dove sedersi per conversare, leggere, mangiare, bere… Credo che sarebbe un ottimo set, ma anche un bellissimo posto per scrivere un film. Ho cercato di dare forma a un luogo in cui mi piacerebbe trascorrere i miei pomeriggi non cinematografici”.
L’edificio che lo ospita mantiene una serie di strutture in acciaio a vista applicate alle pareti portanti che forniscono un rinforzo strutturale permettendo di conservare le superfici, quali il soffitto a volta che qui riproduce in “miniatura” la copertura in vetro della Galleria Vittorio Emanuele, uno dei luoghi-simbolo di Milano. Altri elementi chiave della Galleria trovano spazio nella parte superiore del bar, in una sorta di schema decorativo.
Quanto agli arredi, le sedute, i mobili di formica, il pavimento, i pannelli di legno impiallacciato che rivestono le pareti e la gamma cromatica ricordano la cultura popolare e l’estetica dell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta, a cui Anderson si è già ispirato per il cortometraggio Castello Cavalcanti (2013). Tra le altre fonti iconografiche vi sono in particolare due capolavori del Neorealismo italiano, entrambi ambientati a Milano: Miracolo a Milano (1951) di Vittorio De Sica e Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti.
Al bar, pensato per divenire un punto di incontro aperto al pubblico e fulcro della vita di quartiere, si accede anche da un ingresso su via Orobia, indipendente rispetto a quello della Fondazione Prada.
Per informazioni e appuntamenti visita il sito di Fondazione Prada